peschereccio

ACCUSATO DI DISASTRO MARITTIMO COMANDANTE DI UN MOTOPESCHERECCIO ASSOLTO PER NON AVER COMMESSO IL REATO

 

 

Accolte le tesi del collegio difensivo composto dagli avvocati Ettore Zagarese e Danilo Galluzzi

 

 

CORIGLIANO-ROSSANO, 17 luglio 2022 – Il fatto non costituisce reato. Questa la decisione del Tribunale di Castrovillari che, accogliendo le tesi degli avvocati Ettore Zagarese e Danilo Galluzzi del medesimo studio, ha assolto A.E., anni 61, comandante di un motopeschereccio, dall’accusa di pericolo colposo, naufragio o disastro marittimo.

Secondo la tesi sostenuta dall’accusa per imprudenza ed imperizia, durante la conduzione del motopeschereccio di altura da lui comandato, danneggiava un’altra nave nella zona dritta e di prua. L’accusa sosteneva, inoltre, che lo stesso aveva omesso di ordinare un appropriato servizio di vedetta durante la navigazione non valutando così l’esistenza del rischio di abbordaggio per come imposto dal Regolamento Internazionale di prevenzione degli abbordi in mare.

A.E. esperto marittimo, da buon coriglianese orgoglioso delle proprie capacità marinare, non aveva accettato l’accusa e per questo aveva incaricato, per sostenere la sua difesa, lo studio dell’avvocato Ettore Zagarese che, al termine di una articolata attività istruttoria, è riuscito a dimostrare l’innocenza del proprio assistito.

 

Maria Rosaria Sessa

In ricordo di Maria Rosaria Sessa

In ricordo di Maria Rosaria Sessa

Lieve è il dolore che parla.
Il grande dolore è muto.
(Seneca)

Ci sono cause, situazioni di vita, impegni che prendi in carico, che ti rimangono dentro come ferite aperte. Nonostante gli anni continuano a macerare.
È il caso della tragica morte di Maria Rosaria Sessa, la giovane giornalista rossanese vittima di femminicidio. La famiglia mi diede l’onere della difesa.
Un compito durissimo, tanto era il dolore, seppure composto dei familiari. Ecco, questo mi colpì profondamente, il decoro, la misura di quei genitori pure martoriati nell’animo.

Mai chiesero vendetta, volevano solo una cosa: giustizia per Maria Rosaria.

Seguirono giornate concitate, in cui smuovemmo il mondo, cercammo ovunque l’uomo che per l’ultima volta l’aveva vista, fino al noto e miserando finale.
Da quel momento, ogni dicembre – da quel maledetto 10 dicembre 2002 giorno in cui il corpo martoriato della giovane donna fu trovato (era morta accoltellata nella notte del nove) – non riesco a non pensare a quel brutale caso.
Oggi come allora il mio pensiero va a chi ha voluto bene a Maria Rosaria, accompagnato da una preghiera, anche se so che nulla potrà lenire il loro infinito strazio.

Maria Rosaria Sessa aveva 27 anni quando fu uccisa con cinque coltellate.

Era il 9 dicembre 2002. Il corpo senza vita fu ritrovato a bordo di un’auto sulla statale 107.
Era una giornalista televisiva, preparata e appassionata. Ad aprile 2002 Corrado Bafaro, l’uomo che l’aveva tormentata a lungo, ossessivo, folle di gelosia – a cui Maria Rosaria in quel nefasto 9 dicembre diede l’ultimo fatale appuntamento, per chiudere definitivamente la vicenda – viene ritrovato senza vita all’interno di una villetta a Fiumefreddo Bruzio.

Morto suicida.

avvocato Ettore Zagarese