Alessandro Manzi

MANZI TORNA AI DOMICILIARI, ACCOLTA LA TESI DELL’AVVOCATO ZAGARESE

Alessandro Manzi ai domiciliari, accolta la tesi dell’avvocato Zagarese

Pena contenuta entro i due anni e revoca della custodia carceraria. Questa è la decisione del Tribunale di Castrovillare al termine del dibattimento affrontato dal Pubblico Ministero dottor Manera, che aveva chiesto una condanna a quattro anni di reclusione, mentre il difensore, avvocato Ettore Zagarese, aveva richiesto una pena inferiore e la revoca del provvedimento di custodia carceraria.

IL FATTO – Manzi era accusato di detenzione di arma da fuoco all’interno della sua abitazione. L’arma era stata scoperta durante un controllo da parte degli agenti del commissariato di pubblica sicurezza di Corigliano nella sua abitazione Viale Sant’Angelo. L’imputato aveva giustificato i motivi della detenzione dell’arma durante l’interrogatorio di garanzia.

Alessandro Manzi era agli arresti domiciliari per un grave episodio di cronaca avvenuto alla fine del 2017. Condannato in secondo grado a nove anni di reclusione per aver ucciso il padre, un cinquantenne pregiudicato, aveva usufruito della custodia domiciliare e di un percorso alternativo al carcere e di reinserimento sociale vista la buona condotta processuale e durante la detenzione. Sulla decisione influirono anche i motivi ed il contesto sociale in cui era maturato l’evento. Alessandro durante la pena detentiva si era iscritto al corso di laurea in scienze biologiche e, dopo aver ottenuto gli arresti domiciliari, aveva anche iniziato ad aiutare una onlus che si occupava di disabilità, causa a cui è molto sensibile visto che è uno dei suoi tre fratelli è portatore di handicap.

Estorsione aggravata

CONCESSI I DOMICILIARI A DOMENICO “U’ CHIATTO” ACCUSATO DI ESTORSIONE AGGRAVATA

Rimesso in libertà e concessi gli arresti domiciliari a Domenico Russo, detto “u’ chiattu” (per via della corporatura possente).

L’accusa nei confronti del coriglianese Russo era quella di estorsione continuata e aggravata dal metodo mafioso, la condanna inflitta dal Gup distrettuale di Catanzaro, dottor Valente, era stata di quattro anni e quattro mesi di reclusione. Il Gup ha concesso le circostanze attenuanti generiche (negate dal PM) con irrogazione di una pena contenuta rispetto all’accusa mossa e la sostituzione della misura cautelare della custodia in carcere con quella degli arresti domiciliari.

 In sede di giudizio sono state, dunque, accolte le tesi dell’avvocato difensore, Ettore Zagarese, con la conseguente considerevole riduzione della pena, rispetto alle richieste della Procura distrettuale antimafia di Catanzaro, nella persona dottor Riello, che, durante la requisitoria, aveva a lungo discusso circa la non concessione delle attenuanti esprimendo anche parere negativo alla modifica della misura.

 

IL FATTO – Domenico Russo si trovava detenuto a seguito di provvedimento restrittivo emesso dal gip distrettuale Aragona, su richiesta del procuratore Nicola Gratteri e del PM antimafia Alessandro Riello per aver estorto somme di denaro ad una importante azienda olearia ionica. Per questi fatti Russo, che era stato intercettato dai militi durante dei dialoghi avvenuti con gli stessi all’interno dell’ospedale di Corigliano, dove si trovava ricoverato per essere miracolosamente scampato ad un agguato compiuto ai suoi danni nel centro storico di Corigliano, si era dichiarato colpevole specificando di aver compiuto il gesto in maniera autonoma, senza alcun legame con alcuno, per bisogno e senza utilizzare metodi o sistemi cruenti, chiedendo anche di poter risarcire il danno.

 

Corigliano, ai domiciliari Domenico “U Chiatto”. È accusato di estorsione

Condannato per estorsione: concesse le attenuanti a Domenico “U’ Chiatto”, va ai domiciliari

Corigliano-Rossano | Estorsione mafiosa: inflitti oltre 4 anni a Domenico Russo ‘U chiattu